Name: Crungus. Classification: unknown , Parentesi Tonde, Palermo, 2024
Name: Crungus. Classification: unknown è la mostra personale di Alessandra Cecchini, che ha come oggetto il rapporto con l’alterità innestato nella figura di un criptide di ultima generazione.
La sua storia inizia con Guy Kelly, doppiatore e streamer, che fornendo un input testuale privo di senso, la parola “Crungus”, alla piattaforma DALL – E, riceve una serie di immagini dall’aspetto mostruoso che presentano tratti anatomici comuni. Inserito nel contesto di ricerca dell’artista sull’umwelt della macchina, il progetto espande la mitologia del mostro, indagando origini e significati attraverso il cinema, la letteratura e la psicanalisi. Nello spazio semi buio l’immagine del criptide – dal greco antico κρύπτω, krýptō, "nascondo", un animale la cui esistenza è sostenuta da tradizioni e leggende ma di cui sono assenti prove scientifiche – si fa solida e scruta dall’alto, mentre fogli di varia consistenza custodiscono i suoi antenati.
Come la tecnologia fin dagli albori è parte fondante del modo di pensare e agire umano, l’interazione con l’intelligenza artificiale riflette il meccanismo del nostro tempo: a input corrisponde output. A partire da questo processo di ingannevole immediatezza, il lavoro si sofferma su un glitch, un’apparente falla del sistema equivalente alla capacità creativa delle reti neurali che sottendono la restituzione dell’informazione. In questo senso, il “Crungus” è un impasto di dati, residuo di una memoria eterea, nascosta e indipendente, su cui l’utente ultimo non ha alcun controllo.
La mostra documenta, rielabora e sintetizza l’universo immaginifico che scaturisce dalla creazione artificiale e che torna a confluire nella sfera umana, innescando una sorta di cortocircuito tra le due dimensioni. Nel richiamare l’apparato leggendario e iconografico legato alla mostruosità come archetipo, Name: Crungus. Classification: unknown indaga così l’alterità ampliando la riflessione al non umano attraverso uno sceneggiato frammentato e mettendo in discussione i confini tra fatto obiettivo e contenuto fantastico.